Uno dei musicisti più geniali e sexy di tutti i tempi è morto lo scorso 21 aprile, oggi avrebbe compiuto 58 anni. Ecco perché non lo dimenticheremo facilmente
Vi stiamo scrivendo dal pianeta in cui è morto Prince, nell’anno in cui viene facilmente da pensare che da qualche parte, se un altrove esiste, si stia organizzando un gigantesco, memorabile concerto.
A chiudere gli occhi pensando a lui, una simile icona in forma di ologramma, che immaginiamo quasi certamente sospesa in abiti regali da Jimi Hendrix pettinato, possiamo raccogliere distintamente i frammenti di un big bang di immagini primigenie, di formazione: da giorni il pensiero associativo più denso va alla sua capacità di impartirci un’educazione erotica estrema, costantemente fuori dal proprio tempo, capace di attraversare ogni genere senza limiti: niente di edulcorato, accennato, fintamente smielato, solo puro sesso reale, raccontato appropriatamente con le parole che gli competono, qualcosa che va da “voglio scoparti nella macchina del tuo papino” a un più classicheggiante “voglio venirti dentro”. Niente generi, dicevamo, eppure tutti, MF, male and female, e poi rock, pop, soul, derive new wave volte al proprio cospetto, slanci disco e, soprattutto, una novità, un muro del suono futuribile, morbido, incandescente, a metà tra il pop, il funk e la techno, la house e l’elettronica del futuro: il Minneapolis sound.