Prince, the sexy motherfucker

Uno dei musicisti più geniali e sexy di tutti i tempi è morto lo scorso 21 aprile, oggi avrebbe compiuto 58 anni. Ecco perché non lo dimenticheremo facilmente

Prince Rogers Nelson nel suo backstage al The Bottom Line di Manhattan, New York, nel 1980 - Foto di Deborah Feingold/Corbis

Vi stiamo scrivendo dal pianeta in cui è morto Prince, nell’anno in cui viene facilmente da pensare che da qualche parte, se un altrove esiste, si stia organizzando un gigantesco, memorabile concerto.

A chiudere gli occhi pensando a lui, una simile icona in forma di ologramma, che immaginiamo quasi certamente sospesa in abiti regali da Jimi Hendrix pettinato, possiamo raccogliere distintamente i frammenti di un big bang di immagini primigenie, di formazione: da giorni il pensiero associativo più denso va alla sua capacità di impartirci un’educazione erotica estrema, costantemente fuori dal proprio tempo, capace di attraversare ogni genere senza limiti: niente di edulcorato, accennato, fintamente smielato, solo puro sesso reale, raccontato appropriatamente con le parole che gli competono, qualcosa che va da “voglio scoparti nella macchina del tuo papino” a un più classicheggiante “voglio venirti dentro”. Niente generi, dicevamo, eppure tutti, MF, male and female, e poi rock, pop, soul, derive new wave volte al proprio cospetto, slanci disco e, soprattutto, una novità, un muro del suono futuribile, morbido, incandescente, a metà tra il pop, il funk e la techno, la house e l’elettronica del futuro: il Minneapolis sound.