Per la prima volta in 100 anni uno spettacolo con il palco nel mezzo dell’Arena di Verona: “Al centro” è un progetto esagerato e teatrale, tra teatro e canzone pop
Come ogni popstar che si rispetti anche Claudio Baglioni porta con sé il sogno della totalità espressiva, della molteplicità, dello spettacolo che cioè amplifica sé stesso e si irradia dal palco al pubblico esplodendo non in una sola arte ma in un pastiche di più discipline.
Per questa ragione, ieri sera, in un’Arena di Verona come mai la si era vista prima, è nato “Al centro”, il super-show che per la prima volta nella storia contemporanea riporta il palco dell’anfiteatro romano proprio al centro dell’arena, riprendendo la gestione originaria di questo straordinario spazio, annullando sensibilmente le distanze tra pubblico e performance e concedendo agli spettatori una nudità espressiva dell’artista pressoché totale moltiplicando il loro punto di vista.
L’occasione è ghiotta: festeggiare i 50 anni di hit e di racconti italiani di Claudio Baglioni e farlo in grande stile con uno spettacolo senza precedenti che include 22 polistrumentisti, un centinaio di performer e una trentina di artisti del mondo dell’arte, della pittura, della danza. Lo spettacolo, con la regia teatrale e le coreografie di Giuliano Peparini (già, tra gli altri, al Teatro Bol’šoj, alla Scala e all’Opéra) vuole specialmente essere la grande narrazione sonora e visiva di mezzo secolo del miglior cantautorato spudoratamente pop mai avuto in Italia, il continuo incontro riuscito tra la più grande popsong italiana e il racconto d’autore, quello di un fine osservatore, di un sorprendente scrittore e di un raffinato e coltissimo musicista. Perché Baglioni, e ce lo ricorda immediatamente anche stavolta, punta in alto, è colto ed eternamente preparato a innalzare il racconto del mondo e il racconto di sé.