Lucio Battisti, dopo tanti anni il suo mito è sempre più vivo e autentico

Battisti, negli ultimi due decenni, è stato ovunque non solo per la sua grana più popolare ma anche e soprattutto per il suo tessuto più intimo di musicista nato tale

Quando il 9 settembre del 1998 Lucio Battisti è morto colpito da un tumore fulminante che nel giro di quindici giorni l’ha progressivamente e letteralmente distrutto, io avevo 13 anni. La storia e il ricordo di quel giorno li ho raccontati e scritti molte volte perché credo che, fuori dalla singola esperienza, conservino al loro interno una certa quantità di universali: l’essere ragazzini del secondo novecento che stanno scoprendo la musica in Italia, trovarsi nella piena scoperta della nostra musica del passato e trovarsi al contempo di fronte al fatto che, effettivamente, con l’arrivo della morte, quel passato resterà ineluttabilmente tale, che non sarà cioè mai più neppure parzialmente presente, tangibile. E poi, magari, prendere persino coscienza della morte stessa. Quel 9 settembre io, per esempio, non avevo perso ancora nessun parente, nessun amico, non sapevo cosa significasse la morte di qualcuno di vicino, di qualcuno che ti aveva detto qualcosa e con cui avevi in qualche modo dialogato.